A Malga Zonta la cerimonia per l’81° anniversario dell’eccidio

FOLGARIA – Batte il cuore a Malga Zonta. Come ogni anno a Ferragosto sono accorse molte persone ad ascoltare, a rinsaldare la memoria e a pronunciare senza paura la parola nell’8lesimo anniversario dell’eccidio nazifascista costato la vita il 12 agosto 1944, a 14 partigiani e 3 malgari, in gran parte giovani. «Vogliamo una Europa che educhi alla pace», «Partigiani ieri antifascisti oggi», «Basta armi»: alcuni striscioni che la gente accorsa ha esposto con orgoglio.
Gli oratori hanno citato spesso la Palestina ed il dramma in atto di un popolo. Ad aprire i discorsi ufficial lario Cossali, presidente dell Anpi di Trento. Ha parlato con il cuore, commuovendosi. «Si torna quassù tra queste montagne che racchiudono la storia come popolo della Zonta. Siamo contro le guerre, siamo per la pace ci troviamo qui per capire da dove veniamo. Quale mondo lasceremmo alle nuove generazioni? Si dovrà vincere l’indifferenza, dobbiamo lottare contro la nuova colonizzazione».
Quindi microfono a Michael Rech, Sindaco di Folgaria: «Il fascismo non è nato da un giorno all’altro, il nazismo non è iniziato con una guerra, ma è stata una lenta e progressiva concessione, il lavoro delle pulsioni nazionaliste, dell’investimento nelle paure, la promessa di sviluppo e sicurezza in cambio di una crescente rinuncia alla libertà. Rimpiazziamo la stagione del populismo, del semplicismo, della disinformazione e della paura con la speranza, le idee, la competenza. Il coraggio di fare scelte giuste e di denunciare, contraddire, superare la politica del compiacimento».
Sul palco molte altre autorità: sin-daci, consiglieri provinciali, assessori, forze dell’ordine. Decine e decine di gonfaloni che testimoniano come il momento sia solenne. «La Resistenza segna il coraggio di ribellarsi dalla dittatura, dobbiamo rendere merito a chi ha combattuto contro il nazi-fascismo. Sollecitiamo la memoria storica, non deve morire mai e rimanere sempre viva» ha dichiarato il rappresentante della Provincia, l’assessore Achille Spinelli.
«Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea”. Frasi come queste le ritroviamo nelle lettere e nei messaggi dei condannati a morte della Resistenza. Amici della Resistenza, occorre resistere ancora, occorre non disperare. Non diciamo che siamo in pochi, non lasciamoci vincere dal fatalismo» ha esordito Giuseppe Ferrandi (Museo Storico Trentino) citando Calamandrei.
L’orazione finale è spettata allo storico Francesco Filippi. Un approfondimento sentito, vissuto, da ascoltare ed interiorizzare.
«Se la storia fosse la semplice enunciazione di fatti e la loro rappresentazione asettica alla posterità, il racconto di Malga Zonta sarebbe già finito. Ci occupiamo della vita di questi morti e del significato che alla loro morte si è attribuito nel tempo. La storia di Malga Zonta è ciò che Malga Zonta ha raccontato e continua a raccontare anche oggi. Dobbiamo saper riconoscere che il prossimo fascismo non arriverà marciando per le strade in camicia nera e fez, ma si infiltrerà nelle piazze virtuali attraverso la forza di una comunicazione semplicistica e divisiva.
I morti di Malga Zonta oggi ci chiedono di non dare valore postumo alle loro vite, ma valore presente alle nostre, ci stanno gridando muti di fare degli ideali una pratica quotidiana». Moltissimi e prolungati applausi
Infine, messa al campo officiata da don Maurizio Mazzetto di Pax Christi che ha ripetuto più volte: «La pace è un bene supremo. Basta guerre.